Dal 2010 il rischio stress lavoro-correlato rientra ufficialmente fra i rischi che i datori di lavoro sono tenuti ad analizzare nell’ambito della più generale valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Ciò significa che tale valutazione deve essere presente all’interno del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), e che l’esito della stessa possa comportare la messa in atto di provvedimenti che vadano a correggere eventuali condizioni lavorative in grado di ingenerare condizioni stressanti su un’intera categoria di lavoratori. Inoltre, la valutazione deve essere ripetuta periodicamente in modo da monitorare che il rischio si mantenga nei livelli considerati accettabili.
Nell’ambito di questa valutazione, gli attori chiamati in causa dal legislatore sono: il datore di lavoro, il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione (RSPP), il medico competente.
È inoltre previsto il coinvolgimento dei lavoratori, per tramite dei Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) o in modo diretto, e di esperti (artt. 28 e 31 D.Lgs.81/08 e Acc. Int. 08 art.6). Considerata la tematica, non si può che individuare nello psicologo l’esperto migliore – insieme al medico competente – per la valutazione dell’impatto del rischio sui lavoratori. Inoltre, lo psicologo può essere coinvolto nella definizione e messa in atto di provvedimenti correttivi, laddove necessario.
Da psicologa mi sono occupata della valutazione del rischio stress lavoro-correlato fin dai primi momenti di attuazione del decreto 81. In questo e nei prossimi post parlerò del tema a partire dalla mia esperienza professionale.
Quadro storico e normativo
Partiamo con un po’ di storia e di riferimenti di legge. Grazie alla spinta legislativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro dell’Unione Europea (notevole fonte di incoraggiamento alle tutele nel nostro paese) ed in particolare alla direttiva europea 89/391 CEE e all’Accordo Quadro Europeo dell’8 ottobre 2004, in Italia vengono messi a punto due decreti in materia: dapprima il d.lgs. 626/94 e in seguito il d.lgs. 81/08, attualmente in vigore. È proprio con quest’ultimo decreto che il legislatore introduce anche in Italia l’obbligo di valutare e prevenire tutti i rischi, menzionando espressamente i rischi collegabili allo stress lavoro-correlato.
Le indicazioni di metodo relative a come effettuare tale valutazione vengono emanate nel novembre del 2010 dalla “Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro”, che individua un percorso metodologico minimo per l’attuazione dell’obbligo.
Nel 2011 l’INAIL (riprendendo i valori svolti dall’ISPESL, ente in esso confluito) ha pubblicato il primo manuale “Valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato”, utilizzato poi dalla maggior parte delle imprese per ottemperare alla richiesta del legislatore. Il percorso metodologico e gli strumenti proposti da INAIL sono piuttosto semplici e adattabili a diversi contesti aziendali, per questo motivo hanno trovato ampia diffusione in contesti organizzativi di diversa natura. Io stessa li ho utilizzati nelle realtà in cui ho svolto questa attività.
Il manuale è stato rivisto e aggiornato nel 2017, sempre da INAIL, e pubblicato con il titolo “La metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato”. Non sono state fatte modifiche sostanziali, se non un aggiornamento dei riferimenti statistici sulla base dei dati raccolti negli anni precedenti.
Nei prossimi post vedremo più nel dettaglio come si svolga la valutazione secondo i requisiti previsti dalla legislazione vigente e attraverso questo manuale.
Fonti web
Rischio stress lavoro-correlato sul sito INAIL
Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza sul lavoro
Dal sito nel Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi
Dal sito dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna
Video didattici dell’INAIL sul rischio stress
Bibliografia
Fraccaroli e Balducci (2011) Stress e rischi psicosociali nelle organizzazioni, ed. Mulino
Bisio (2009) Psicologia per la sicurezza sul lavoro, ed. Giunti