“Le otto montagne” è un film del 2022, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti. Si tratta di una pellicola molto interessante dal punto di vista psicologico, perché apre a molteplici chiavi di lettura sull’esistenza umana. In questo articolo ci occuperemo principalmente del lutto per la perdita di un genitore.
La trama
Nel film vediamo raccontata la storia di Pietro e Bruno, due ragazzi molto diversi tra di loro le cui vite si intrecciano a partire dall’infanzia. Pietro è un ragazzo di città, torinese, figlio di una famiglia benestante che ogni anno affitta una casa in montagna per sfuggire dal lavoro e dalla vita cittadina. Bruno è un ragazzo di montagna, viene da un contesto povero. È figlio di un muratore che lavora lontano, è affidato alle cure degli zii, privo di una figura materna. La famiglia di Pietro si prende carico di questo ragazzino, dedicando a Bruno l’amore e l’educazione che non riceve diversamente. Entrambi i ragazzi sono piuttosto sensibili, Pietro ha più capacità di riconoscere le proprie emozioni, mentre a Bruno manca un vero e proprio alfabeto emotivo.
La pellicola racconta le lore vite a partire dall’infanzia, fino alla piena età adulta, con le diverse scelte e lo sviluppo di progetti personali. Nonostante le possibilità messe a disposizione dalla sua famiglia, Pietro ha difficoltà a realizzarsi e arriva piuttosto tardi a consolidare un progetto personale nel mondo della scrittura. Bruno, invece, si inserisce molto presto nel mondo del lavoro, motivo per cui si allontana dall’amicizia con Pietro. Più avanti nel tempo lo vedremo riuscire velocemente a crearsi un’impresa e una famiglia, salvo poi perdere tutto ciò che ha costruito.
Entrambi hanno una relazione difficile con i propri padri. Quello di Bruno non lo vedremo mai, ma sapremo da lui che hanno rotto i rapporti. Pietro, in età tardo-adolescenziale, ha un litigio con il padre a seguito del quale abbandona casa e smette di parlare con il genitore. In questi anni di mancati rapporti Bruno vede nel padre di Pietro una figura di riferimento e costruisce con lui un rapporto genitore figlio molto solido. Quando il padre di Pietro muore, Pietro riscopre la montagna e ritrova l’amicizia con Bruno. Insieme costruiscono la casa che Bruno aveva promesso di realizzare al padre Di Pietro.
La rilettura psicologica
In questa pellicola troviamo tanti spunti per capire come la vita di ciascuno di noi possa essere condizionata dalla storia che l’ha preceduta e come tante nostre scelte siano l’esito di un adeguamento o dal desiderio di rompere con certi schemi tipici della nostra famiglia. Come il padre Di Pietro trovava una via di fuga estiva sulle montagne alpine, Pietro ritroverà sé stesso attraverso un trasferimento in Nepal. Come Pietro nasce in una famiglia disgregata, lui stesso arriverà a costruire e poi distruggere. Di tutto questo Pietro è molto consapevole, tanto da esplicitarlo a Bruno, che però preferisce non vedere.
Tutto questo mi ha ricordato le parole della canzone “Il pensionato” di Francesco Guccini:
“Io ascolto e non capisco e tutto attorno mi stupisce
La vita, com’è fatta e come uno la gestisce
E i mille modi e i tempi, poi le possibilità
Le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità
E ancora mi domando se sia stato mai felice
Se un dubbio l’ebbe mai, se solo oggi si assopisce
Se un dubbio l’abbia avuto poche volte oppure spesso
Se è stato sufficiente sopravvivere a sé stesso”
Per l’esistenza di Bruno sembra già sufficiente sopravvivere a sé stessi.
Tornando al tema del lutto, in questa pellicola torna forte l’immagine di quanto sia complicato rielaborare la perdita di qualcuno con cui si ha un rapporto compromesso, o anche solo difficile. Quando Pietro perde suo padre, vediamo in lui emozioni di tristezza e malinconia ogni volta che, parlando con Bruno, raccoglie frammenti di questa figura di cui aveva perso le tracce.
Dopo aver rifiutato la figura paterna e tutto ciò che comportava, ivi compresa la montagna, Pietro sente ora la necessità di ripercorrere quei cammini su cui lo portava il padre e di raccogliere quanto più possibile di ciò che di lui ha perduto.
Non potendo ricostruire il rapporto con il padre, si impegna con Bruno nella edificazione della casa che sapeva essere il suo grande desiderio. Sono proprio la ricostruzione di questo rifugio e la ripresa di un rapporto sereno con la montagna che sembrano permettergli di superare il lutto. Attraverso di essi, può rigenerare la relazione interrotta con il padre. Ricuce la vicinanza con il padre che non gli era possibile, prima della sua morte.
Affrontare ciò che rimane inconcluso
Elaborare il lutto significa ritrovare un equilibrio con le emozioni e riuscire a dare un senso a ciò che è stato. Accettare la perdita, fare i conti con ciò che si è costruito e con ciò che è mancato prima di essa.
Non sempre siamo in grado di portare avanti da soli questo tipo di rielaborazione. Un percorso psicologico è lo strumento migliore per entrare dentro di sé, contattare le emozioni legate ai momenti difficili e ritrovare pace.
Se stai cercando supporto per affrontare un lutto personale, contattami. Formuleremo insieme un piano di counseling psicologico o di psicoterapia, che ti permetterà di accogliere le emozioni e vivere con consapevolezza questo momento.
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“Le otto montagne” è un film del 2022 scritto e diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. È l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, pubblicato nel 2017.