“Come si vede fra cinque anni?”: altra domanda tipica del colloquio di lavoro, alla quale può essere utile arrivare preparati ponendosela in autonomia e trovando la risposta migliore per sé.
Perché viene fatta questa domanda?
Partiamo dallo scopo per cui il selezionatore pone questa domanda, che ovviamente non è di verificare la capacità divinatoria del candidato. La finalità è di acquisire elementi volti a valutare:
- La qualità delle aspettative sul futuro: il candidato è in grado di delineare un percorso atteso per il futuro? Si sa dare degli obiettivi, oppure è più propenso a stare sul presente? Riesce a definire in modo puntuale la posizione desiderata o propone solo un’etichetta generica (es. manager)?
- Le motivazioni con cui il candidato si muove nel mondo del lavoro: è una persona interessata alla possibilità di migliorarsi in termini di competenze, o che vede il lavoro come un mezzo per ottenere riconoscimenti sociali? Esplicita il desiderio di ricoprire posizioni di prestigio? Se sì, con quali motivazioni?
- Il grado di sicurezza del candidato nel manifestare obiettivi di crescita più o meno elevati (dal “mi basta un lavoro” al “voglio diventare dirigente”): nell’affermare il desiderio di una carriera verticale è sereno o titubante?
- La corrispondenza fra il pacchetto di competenze attuale del candidato, la posizione presentata, e il disegno futuro: è in grado di individuare punti di miglioramento per raggiungere gli obiettivi che si propone? Quanto sono realistici?
Come rispondere
Non esistono risposte giuste o sbagliate. Il consiglio che mi sento di dare è di proporre un piano per il futuro:
– che punti al medio-termine, quindi non rispondere “il mio obiettivo è diventare amministratore delegato”, ma piuttosto scegliere un profilo manageriale o tecnico di medio livello;
– che sia descrivibile in termini di contenuti (es. “vorrei coordinare un gruppo di lavoro”, “vorrei diventare uno specialista della mia materia”). Il recruiter potrebbe infatti chiedere approfondimenti;
– che sia lineare con il proprio percorso, quindi che non preveda grosse trasformazioni nell’insieme di competenze attuali, a meno che vengano adeguatamente argomentate le modalità per attuare il cambiamento (es. “per raggiungere questo traguardo intendo conseguire un master”);
– che non sia legato solamente a finalità di tipo economico, ma che siano chiare le motivazioni per un impegno sul lavoro orientato al potenziamento delle competenze.
Per ottenere i migliori risultati nella ricerca del lavoro può esserti utile una consulenza mirata a comunicare in modo efficace le tue competenze, le tue aspirazioni e potenzialità.
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