“Sorry we missed you” è un film visionario. Loach è riuscito a occuparsi dei lavoratori più bistrattati, quelli ancor più martoriati dall’emergenza Covid-19, prima ancora che la pandemia si verificasse.
La trama
Siamo nel Regno Unito, molto lontani dalla City di Londra. Ricky e Abbie hanno due figli, sono poveri e vivono del loro lavoro.
Abbie è un’assistente familiare, si muove come una trottola fra diversi punti della città per assistere anziani e disabili. Nella sua giornata ha diversi appuntamenti, cadenzati a poco tempo di distanza l’uno dall’altro, per cui l’imprevisto non è ammesso.
Ricky vive di lavoretti, ma ha finalmente trovato la propria occasione: diventare autotrasportatore per una ditta privata di spedizioni, una di quelle che consegna a domicilio gli acquisti on line. Per realizzare questo progetto deve far vendere alla moglie la propria auto, e comprarsi un furgone.
Abbie e Ricky si buttano in questo progetto sperando di potersi assicurare un’esistenza migliore, senza avere chiaro come cambierà la loro vita.
Per Abbie tutto diventa più difficile: per spostarsi da una casa all’altra deve correre usando i mezzi pubblici.
Il nuovo lavoro di Ricky, invece, si rivela una vera e propria gabbia: il contratto fra autotrasportatore (lavoratore autonomo) e la ditta di spedizioni è tutto a vantaggio della seconda. Furti, rottura di dispositivi per tracciare le consegne, giornate di lavoro perse prevedono penali, e non c’è nessuna garanzia di continuità. Così la sua vita diventa una corsa contro il tempo per dimostrare efficienza e affidabilità. Emblematico il suggerimento che riceve da un collega il primo giorno di lavoro: tenere a portata di mano una bottiglia di plastica vuota, per ridurre i tempi morti. La bottiglia serve per assolvere ai bisogni fisiologici senza fare soste o deviazioni nel percorso.
La rilettura psicologica
Abbie e Ricky vivono una vita durissima, che li porterà, nel tempo, a condizioni di stress sempre più gravi e burnout.
La conciliazione fra tempi di lavoro e di vita è inesistente: fanno entrambi salti mortali per potersi occupare dei figli. La priorità è sempre necessariamente al lavoro, perché garantisce la sopravvivenza, ma questo comporta una grossa difficoltà per seguire i ragazzi nella loro educazione e così, specialmente il figlio adolescente, diventa un ulteriore motivo di preoccupazioni e disagio.
Il lavoro di Abbie è stressante sia perché lavoro di cura, quindi comporta un carico emotivo importante (assiste persone malate, si confronta tutti i giorni con solitudine, sofferenza, malattia, morte), sia per la fatica fisica che comporta (ad esempio deve aiutare persone disabili a muoversi), sia per come è organizzato: si muove da sola per la città, raggiungendo abitazioni distanziate tra di loro e la sua giornata lavorativa diventa molto estesa in termini di tempo (esce preso la mattina e rincasa tardi la sera).
Ricky deve sottostare a ritmi di lavoro frenetici per rispettare le tabelle di marcia concordate con la ditta di spedizioni. Nella sua giornata tutto è tracciato e controllato, deve scapicollarsi fra una consegna e la successiva. Si muove da solo trasportando oggetti di valore, per cui è passibile di subire aggressioni e furti dei quali, oltretutto, deve risarcire i danni. Svolge un lavoro di guida nel traffico e si relaziona continuamente con persone non sempre gentili e riconoscenti: arrivano anche insulti.
Sia per Abbie che per Ricky il burnout è dietro l’angolo: disumanizzarsi e smettere di ascoltare i propri bisogni, andare avanti nonostante la stanchezza, sostenere ritmi di lavoro estenuanti senza vedere una via d’uscita, diventare irritabili ed esaurirsi sono solo alcuni fra i sintomi che intravediamo nel film.
In conclusione
Questa pellicola è un viaggio nello stress lavorativo e ci permette di sintonizzarci con i protagonisti, riconoscerci – del tutto o in parte – nei loro vissuti e riprendere contatto con i bisogni più autentici della nostra esistenza.
Sorry we missed you è un film da vedere per ritrovare umanità e considerare i corrieri e gli operatori sociosanitari come persone e riconoscere loro il valore di servizio che, specialmente in quest’ultima fase di emergenza sanitaria, ha permesso a molti di noi di mantenere una vita normale a discapito della situazione.
Se vuoi supporto per problematiche di stress lavorativo e burnout, contattami.
“Sorry we missed you” è un film di Ken Loach del 2019.