Dice Tiziano Terzani: “Io trovo che la cosa più bella che un giovane possa fare è di inventarsi un lavoro che corrisponde ai suoi talenti, alle sue aspirazioni, alla sua gioia“.
Individuare il lavoro più adatto a sé significa avere la possibilità di manifestare la propria individualità al meglio, costruendosi un’esperienza che permette alle proprie motivazioni più profonde di esprimersi, e che facilita la gestione dell’inevitabile carico di fatica e stress che caratterizza l’attività professionale.
In parole povere: più il lavoro ci piace, più ci sentiamo completi/felici e meglio possiamo sopportare la stanchezza.
Come scegliere
Decidere qual è il proprio ambito di preferenza non è facile: il più delle volte è solo con l’esperienza che riusciamo veramente a mettere a fuoco cosa realmente ci piace, in quali ambiti e in quali situazioni ci sentiamo più a nostro agio. È il toccare con mano un lavoro, il mettersi in gioco e lo sperimentarsi che facilita la presa di consapevolezza delle dimensioni in cui ci sentiamo bene.
Proprio per questo è utile che i primi contatti con il mondo del lavoro inizino ad avvenire già durante gli studi, in modo da consolidare le attitudini e le motivazioni che lo studente esprime in via teorica.
La scelta professionale non deve però essere intesa come un punto di svolta definitivo: come ogni altro aspetto dell’esistenza è mutevole, sempre in divenire e condizionato dal contesto di riferimento e dalle nuove competenze che la persona matura via via sul piano dell’esperienza personale, formativa e professionale.
La meta è il viaggio
Le esperienze si susseguono giorno per giorno, di conseguenza cambiamo noi e le nostre preferenze. Questa consapevolezza è il primo passaggio utile per evitare di caricarsi di sensi di colpa perché “non capiamo qual è la nostra strada”. Iniziamo a partire: la meta si svelerà lungo il percorso.
Ma da dove partire? Talvolta le persone rimangono imbrigliate in una indecisione che è un mix fra incapacità di definire i propri desideri, paura di esprimerli, convinzione di dover seguire strade che sembrano già tracciate, senso di colpa perché non si risponde alle aspettative proprie o dei propri cari.
Per chi si sente davvero disorientato, non si sente in grado di individuare autonomamente una motivazione, un interesse specifico, un’inclinazione verso un determinato ambito professionale, la cosa più utile è partire da domande semplici: cosa so fare? Dove posso spendere queste competenze? Che tipo di lavoro mi piace? Un lavoro monotono o un lavoro dinamico? Un lavoro statico o un lavoro che mi permette di viaggiare? Un lavoro all’aperto o un lavoro al chiuso? Un lavoro da svolgere insieme ad altre persone o un lavoro da fare da solo? Voglio avere un datore di lavoro che mi indica cosa fare, o preferisco costruire in modo autonomo la mia attività?
A queste domande si può trovare risposta durante il cammino. Se così non fosse, si può ricorrere ad una consulenza di carriera per avere un sostegno nell’affrontare la decisione professionale.
Se senti la necessità di un percorso di consulenza relativo ai tuoi obiettivi lavorativi, leggi le pagine dedicate alla consulenza di carriera e al coaching. Per intraprendere un percorso, contattami.
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