Prendere la decisione di rivolgersi ad una psicologa non è facile, specialmente se si tratta della prima volta. Sono diversi i timori, pregiudizi, dubbi che possono rendere difficile anche il passo della prima telefonata.
Parto dal presupposto che, se stai leggendo questa pagina, è perché tu o qualcuno a te vicino sta avendo paura di rivolgersi ad uno psicologo.
Vediamo insieme i timori più diffusi e quali risposte darsi per affrontare ciascuna di queste perplessità.
1. La paura di essere valutati/giudicati
Lo scopo di un supporto psicologico o di una psicoterapia non è di valutare la persona. Certo, dal punto di vista tecnico è necessario per gli psicologi (o psicoterapeuti) ricostruirsi un quadro della situazione di chi si ha di fronte. È fondamentale per la tutela della persona, del professionista, del lavoro che si farà insieme.
Tuttavia, a meno che la situazione non lo renda esplicitamente necessario (es. casi in cui la persona potrebbe mettere a rischio la vita propria o altrui), non è detto che il professionista proponga una diagnosi psicologica approfondita.
L’approccio etico professionale, definito dal Codice deontologico a cui si attiene ogni psicologo, prevede che il cliente venga informato di ciò che viene fatto e come. Al momento della presa in carico della persona (primo colloquio), gli psicologi devono presentare e far firmare un modulo di consenso informato alla prestazione psicologica. Nulla verrà fatto contro o al di fuori della volontà del cliente.
2. Il timore di avere qualche problema mentale serio
Una paura diffusa è quella di essere “pazzi”, “malati di mente”. Lo stigma culturale della persona ricoverata in manicomio è ancora ben radicato a livello sociale.
Ognuno di noi ha una propria percezione di sé e degli altri, che dipende dai propri giudizi e dal proprio personale modo di osservare il mondo. A volte le persone hanno la sensazione di essere sbagliate, malate, molto più di quanto non siano realmente. Ti assicuro che se vai su Internet e leggi una lista di sintomi di qualunque disturbo mentale, ce ne saranno almeno uno o due nei quali ti riconosci, pur senza esserne affetto. Spesso è un’autostima bassa a giocare brutti scherzi, facendo vedere un certo atteggiamento grave più di quanto non sia. A volte ci si sente unici, diversi dagli altri, senza rendersi conto di quanto – in realtà – siamo tutti vicini e condividiamo certi meccanismi mentali.
Oppure ci sono persone che non hanno consapevolezza o sottovalutano certi “problemi”, senza rendersi conto che possano essere delle forme di disagio.
Per affrontare tutto questo la cosa migliore è affidarsi ad un professionista psicologo iscritto all’Albo.
3. La paura di venire influenzati, di essere condizionati nelle proprie scelte
Il Codice deontologico, a cui ogni psicologo deve attenersi per legge, prevede il rispetto dell’individualità della persona. La forma di accompagnamento che offrono gli psicologi non deve invadere lo spazio di libertà dell’utente e non mette in discussione le sue scelte, i suoi valori, i suoi punti di riferimento.
Gli psicologi non possono condizionare le persone, è previsto che vengano puniti nel caso in cui lo facciano. È questa la più gande garanzia di libertà che avrai, nel momento in cui deciderai di rivolgerti a una psicologa.
Ed è anche questo il motivo per cui ti sconsiglio di rivolgerti a figure che si definiscono “counselor”, “life coach” o altro, e che non ti diano garanzie legali in merito alla loro formazione e all’esercizio dell’attività professionale.
4. Il timore di aprirsi con una persona sconosciuta
Lo psicologo che svolge l’attività di consulenza e sostegno conosce le possibili difficoltà legate al raccontare di sé. È attento a rispettare le emozioni che riguardano certi temi, non forza la mano per “sbloccare” la persona, ma la ascolta e ne rispetta i tempi. Nessuno viene costretto a parlare contro la propria volontà o andando oltre ciò che desidera fare.
Se poi la paura dipende da una forma di timidezza, non c’è ambiente più sicuro e tutelante dello studio di una psicologa per lavorare su di sé ed imparare pian piano a sbloccarsi anche con le persone della vita quotidiana.
5. Il sospetto che i propri problemi diventino di dominio pubblico
Lo psicologo è tenuto al segreto professionale e alla massima riservatezza. Non rivela aspetti privati del cliente a nessuno, neanche ai suoi più stretti familiari (ovviamente se stiamo parlando di persone maggiorenni). Nel caso in cui prenda appunti, li conserva in modo da impedirne l’accesso ad estranei.
Qualora venisse chiamato in causa per problematiche giudiziarie legate alla persona in questione, seguirà le procedure previste dalla deontologia e rivelerà solo ciò che è strettamente necessario per il caso specifico.
Non rilascia certificati senza il consenso del proprio cliente.
Lo stesso dovrebbe valere per il cliente. Se hai visto qualche video di influencer o VIP che pubblicizzano ciò che accade nelle loro sedute, ti sconsiglio di prendere esempio da loro. La psicoterapia o il counseling sono momenti privati, ed è bene che rimangano tali per la loro efficacia e per la libertà con cui ti relazioni con gli altri.
6. Il timore di scegliere lo psicologo sbagliato
Non esistono garanzie rispetto al fatto di scegliere o meno il professionista migliore. Ogni professionista si dedica ai propri clienti con le migliori intenzioni. Come accade per tutti i rapporti umani, non è detto che questo incontro vada a buon fine.
Dal lato del cliente credo sia importante percepire, già dal primo incontro, un senso familiarità o la possibilità di immaginare che con quella persona potresti aprirti e raccontare di te. Se manca questo presupposto, benché la prima impressione non sia sempre determinante, forse cercherei qualcun altro.
Oltre alle differenze personali che puoi notare fra psicologi diversi, esistono anche modalità diverse dettate dall’approccio che ha scelto ogni professionista.
Ci sono diversi orientamenti teorici al lavoro psicologico, tutti validi scientificamente, ma differenti per stile nella costruzione del rapporto fra persona e professionista, del processo di lavoro, dell’ambiente stesso in cui si svolgono le consulenze. Per citare alcuni nomi che forse hai sentito: psicoterapia della Gestalt, psicoanalisi, psicoterapia psicodrammatica, cognitivo-comportamentale, centrata sul cliente, bioenergetica, sistemica, ecc. Ognuno di questi approcci stimola nel professionista che lo adotta un modo diverso di intervenire e di relazionarsi con la persona che potresti trovare più o meno adatto a te.
7. L’idea che il percorso non porti a nulla
Qualunque sia il motivo per cui decidi di intraprendere un percorso di tipo psicologico, la tua motivazione e la tua volontà determineranno buona parte del successo. I miglioramenti, gli apprendimenti, i cambiamenti avverranno anche grazie a te. Immagina la figura dello psicologo come qualcuno che puoi aiutarti, sostenerti, individuare le tue difficoltà e coadiuvarti nel superarle, ma che non si sostituirà a te nel quotidiano.
A tua tutela sappi che, per obbligo deontologico, gli psicologi sono tenuti ad informare i clienti qualora non ravvisino un’utilità nel percorso intrapreso. Nel momento in cui il professionista si accorge di non avere risorse da offrire alla persona ha il dovere morale ed etico di informarla del limite del percorso effettuato ed eventualmente di proporle altre soluzioni che ritiene più utili.
8. La paura di fare una terapia infinita
Certi stereotipi culturali legati alla psicoterapia psicoanalitica influenzano ancora oggi l’immaginario delle persone. L’idea di sdraiarsi su un lettino e parlare a un terapeuta muto, che magari si addormenta nel frattempo, e di andare avanti per anni e anni è legata a delle modalità di vedere la psicoterapia o il counseling psicologico ormai superate. Sono modalità di intendere questi servizi che abbiamo recepito dal cinema o dalla narrativa statunitense, anche in forme divertenti, come nei film di Woody Allen.
Oggi il panorama è molto cambiato, esistono addirittura modelli di terapie a singola seduta.
Senza creare alcun genere di aspettativa, voglio solo trasmetterti che la finalità dello psicologo è quella di supportare la persona verso la cura di sé ed il benessere. La miglior soddisfazione che un professionista può avere è quella di accompagnare la persona a stare meglio, e salutarla quando arriva il momento giusto. Talvolta bastano alcuni incontri, altre volte occorrono anche due anni o più.
Se stai cercando un professionista per iniziare un percorso di counseling psicologico o di psicoterapia, contattami.
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