Amadeus è una pellicola avvincente, pluripremiata, che racconta frammenti di vita di due compositori: Wolfgang Amadeus Mozart e Antonio Salieri. Il primo non richiede presentazioni, mentre del secondo diremo solo che era compositore di corte degli Asburgo a Vienna. Una figura, quindi, riconosciuta e posizionata ai vertici della società del Settecento.
La trama
Protagonista della sceneggiatura è Salieri, con la sua ammirazione esasperata verso il collega. I due non potrebbero essere più diversi: Salieri è un uomo composto, conformista, aderente alle norme tanto nella vita, quanto nella musica. Mozart è un giovane anticonformista e sfacciato, eccessivo in ogni sua manifestazione. Salieri è un tipo solitario e ha un atteggiamento distanziante, austero. Mozart è giocoso e divertente; benché autodistruttivo risulta simpatico (specie a chi non pretende di esercitare autorità su di lui).
Salieri rimprovera a Dio di aver calato un talento eccezionale in quello che, per lui, è un ometto dalla dubbia moralità. Mozart è talmente preso da sé stesso e dai piaceri della vita, da non fare caso alle intenzioni di chi lo circonda. L’invidia esacerbata di Salieri lo condurrà a gesti distruttivi verso l’avversario e verso sé stesso.
La rilettura psicologica
La pellicola ci pone diverse piste di lettura, sul piano psicologico. Benché la figura di Salieri sia quella in primo piano, entrambi i personaggi vengono connotati in modo netto, permettendoci di fare alcune considerazioni sulla loro personalità. Troviamo, infatti, due soggetti agli antipodi tra di loro, ma ciascuno – seppur in modo differente – narcisista (utilizzo questo termine senza pretese di diagnosi patologica).
Salieri è orgoglioso, ha bisogno di riconoscimento sociale e per questo aderisce rigidamente alle norme del tempo, cercando di diventare la migliore sintesi del musicista riconoscibile (e riconosciuto). È un perfezionista, cerca la propria sicurezza nella prestazione e si dedica al lavoro con impegno e rigore. Religioso, rispettoso dell’autorità divina (come di quella politica), rifugge i vizi e sembra perseguire il motto “ora et labora”.
Mozart è un edonista, ha uno stile di vita sfrenato. È vanitoso, non tollera le frustrazioni e vive inseguendo il piacere senza preoccuparsi delle conseguenze: debiti, malattie, dolore che può causare a chi gli è vicino.
Entrambi impostano la propria esistenza perseguendo un unico ideale: la celebrazione di sé.
“Ed ora – lo confesso – invidio. Soffro
di una profonda, torturante invidia.
Dov’è giustizia, Dio, se il dono sacro,
se l’immortale genio non è dato
in premio a sacrifici, amore ardente,
preghiere, zelo diligente, studio,
e illumina un pazzo, un vagabondo
ozioso! … Oh Mozart, Mozart!”
Da Mozart e Salieri di A. S. Puskin
Le emozioni
Se Mozart rimane sullo sfondo, Salieri ci propone, invece, un quadro emotivo molto interessante. Infatti, ritroviamo in lui vissuti e pulsioni marcate e conflittuali:
- Invidia e lode: Salieri è tormentato dall’invidia nei confronti del genio Mozart. Da un lato, ammira la sua abilità straordinaria e non può che godere delle sue produzioni, dall’altro vive la grandezza del collega come una minaccia. Lo osserva con paura: teme di perdere i propri privilegi per l’impossibilità di eguagliare il rivale.
- Rabbia, frustrazione e determinazione: Salieri si paragona costantemente a Mozart, finendo col considerarsi un mediocre. Questo lo porta a vivere nella rabbia, poiché reputa un’ingiustizia la dotazione talentuosa del suo antagonista.
- Senso di inferiorità e superiorità: Salieri oscilla tra il sentirsi inferiore a Mozart (nella musica), il sentirsi migliore di lui (come persona), e il cercare di superarlo nelle prestazioni artistiche. L’ossessione per il talento di Mozart lo spinge a una continua ricerca, al non darsi pace e a pretendere da sé stesso sempre di più. Tuttavia, questa ricerca non si svolge con la gioia di chi si dedica al lavoro scelto con passione, ma con la tensione frustrata di chi non si accontenta mai.
Queste osservazioni sul vissuto emotivo di Salieri ci portano a una considerazione sul tema del talento.
Una questione di mindset
Sebbene Salieri si sforzi di raggiungere il rivale, sembra in lui vivere la convinzione che Mozart sia portatore di una dotazione talentuosa unica, qualcosa che gli è stato calato dall’alto come un dono, e che non è possibile conquistare con il solo sforzo.
Questo suo modo di vedere la realtà è la rappresentazione di ciò che Carol Dweck ha definito come “mindset statico”. La Dweck è una psicologa americana che si è impegnata nello studio degli atteggiamenti che facilitano l’imparare. Dai suoi lavori è emerso come le persone si approccino all’apprendimento con due diversi atteggiamenti: il mindset statico e quello dinamico.
Il mindset statico è quello di chi ritiene che i risultati che le persone possono raggiungere (nella scuola, nello sport, ecc.) dipendano da una dotazione di base che può sì essere allenata, ma che di fatto stabilisce la portata dei successi raggiungibili. Chi ha un mindset statico vorrebbe essere portatore di talento, non accetta i propri errori e tende a demoralizzarsi quando non ottiene ciò che desidera.
Il mindset dinamico caratterizza persone convinte di potersi migliorare, che si mettono in gioco e accettano i propri errori. È proprio grazie a questo atteggiamento mentale che riescono a conseguire risultati e ad accrescere le loro capacità. Un mindset di questo tipo aiuta a mantenere passione e perseveranza, le componenti essenziali della grinta.
Salieri ha un mindset statico, e proprio per questo prova invidia nei confronti di Mozart, che reputa dotato di qualità uniche e non eguagliabili. Nonostante si dedichi al lavoro con impegno e dedizione, vediamo in lui un’energia rabbiosa, un’insoddisfazione perenne, che traduce l’idea di non essere abbastanza.
L’atteggiamento cupo, diffidente e invidioso di Salieri non attira simpatia. Eppure, non è differente da certi approcci che notiamo nella vita quotidiana. La tensione che si crea tra fratelli in famiglia, o tra colleghi di studio/di lavoro, oppure fra compagni di squadra nello sport quando qualcuno sembra facilitato nel raggiungere risultati anche a fronte di uno sforzo inferiore rispetto ad altri.
La medicina per non tramutarsi in persone rancorose consiste nell’acquisire consapevolezza di sé, accettare i propri limiti e le proprie potenzialità. Osservare gli altri come soggetti da cui trarre ispirazione per migliorare noi stessi, e non come avversari che agiscono contro di noi.
Un percorso di coaching può supportarti nel prendere consapevolezza del tuo atteggiamento verso l’apprendimento, e potenziare la possibilità di raggiungere risultati. Contattami per formulare il tuo percorso.
“Amadeus” è un film USA del 1984, diretto da Miloš Forman. Non si tratta di una biografia, ma di una narrazione basata sull’opera teatrale omonima di Peter Shaffer, a sua volta ispirata a Puskin.