Non sopporto le gerarchie al lavoro

non sopporto le gerarchie

La sofferenza per le gerarchie è una condizione che si può presentare, nella vita lavorativa, per diversi motivi, come:

  • Una disposizione caratteriale personale, che fa soffrire la limitazione dell’autonomia, o l’essere soggetti a controllo;
  • Motivi legati alle caratteristiche del/la responsabile con cui ci si relaziona;
  • Cause ambientali legate alla tipologia di organizzazione all’interno della quale ci si muove.

Vediamo di seguito queste tre possibilità, passando dal microcosmo dei rapporti fra i singoli, al macrocosmo organizzativo.

Una questione di carattere

La personalità di un individuo dipende da un insieme di fattori che, in funzione del proprio temperamento e delle esperienze di vita vissute, forgiano valori, motivazioni, convinzioni, comportamenti e atteggiamenti.

Il rapporto con la gerarchia riecheggia le esperienze vissute con le figure autoritarie nella vita familiare e scolastica. Aver avuto una famiglia protettiva o, al contrario, incline all’indipendenza dei singoli membri, determina delle conseguenze sul modo in cui ci aspettiamo di costruire le relazioni della vita adulta. L’essere stati soggetti a controllo da parte della famiglia, ad esempio, può innescare un bisogno di fuga verso l’indipendenza. Il sentirsi forte e autonoma o bisognosa di una guida, fa sì che la persona possa soffrire o apprezzare un’influenza esterna sulle proprie scelte quotidiane.

Anche la storia della famiglia di provenienza è un fattore da tenere in considerazione: i figli di lavoratori autonomi sono abituati, fin dall’infanzia, a dialoghi che parlano di scelte, investimenti, rischi. Chi ha alle spalle una storia di questo tipo, potrebbe scegliere il lavoro dipendente per differenza (es. evitare un certo tipo di rischi), ma essere sprovvisto degli strumenti culturali per affrontarlo.  

Per comprendere se la difficoltà nel sopportare la gerarchia sia legata alla propria disposizione personale, è opportuno rileggere le proprie esperienze alla luce di quanto descritto, aggiungendo poi i prossimi punti.

Il rapporto con i singoli responsabili

L’incontro fra due persone è un incontro fra mondi diversi, che devono imparare a dialogare fra loro.

Capita frequentemente che si rivolgano al mio studio persone che riportano un’esperienza difficile con il proprio responsabile, a fronte di trascorsi piuttosto soddisfacenti con capi differenti. Questo produce un forte senso di insoddisfazione e di disagio. Chi vive questa situazioni, in genere, o carica se stesso di tutta la responsabilità, incolpandosi e mettendo in discussione le proprie capacità, oppure inizia a ributtare sul responsabile una serie di attributi di inadeguatezza.

La soluzione migliore credo sia quella di astrarsi dal piano personale e rileggere la situazione a un livello più ampio. Per prima cosa, mettersi nei panni dell’altro e cercare di comprendere i suoi bisogni. In secondo luogo, capire quali possano essere le cause organizzative che influiscono su questa relazione critica. Non è infrequente, infatti, che le difficoltà del responsabile nell’avere una relazione con un collaboratore dipendano da vincoli posti dal contesto.

Quando la relazione difficile si innesca con un solo capo, una risorsa a cui ricorrere è l’ascolto. Può essere anche utile potenziare la propria assertività, per esplicitare i propri bisogni in modo chiaro e rispettoso. Ho già affrontato questo tema in un articolo relativo agli ostacoli nell’ottenere riconoscimento dal proprio responsabile, che puoi leggere qui.

Le culture organizzative

Spostandoci ulteriormente dal microcosmo del singolo ufficio al più ampio assetto organizzativo, è importante notare come differenti realtà aziendali possano connotarsi per aspetti culturali molto differenti tra loro.

La cultura della singola organizzazione non è ininfluente rispetto al vissuto di benessere o malessere che può provare un dipendente.  Ogni organizzazione, infatti, si dà forma intorno a strutture organizzative e a modalità di interazione tra gruppi e singoli membri, che incidono fortemente sulla vita quotidiana.

Esistono aziende fortemente gerarchizzate, basate su una struttura piramidale, dove le decisioni rimangono in capo a chi ricopre le posizioni più elevate e, chi si trova al di sotto di esse, è chiamato ad eseguire quanto richiesto. Questo tipo di modelli organizzativi sta diventando via via desueto, almeno nel mondo occidentale. Specialmente nelle realtà che si occupano di servizi, si tende verso strutture orizzontali, che potenziano il senso di appartenenza, lo spazio decisionale e la responsabilità del singolo.

Il fatto di trovarsi in una realtà strutturata in un certo modo influisce sul senso di soddisfazione della persona, in virtù di ciò che la stessa ricerca. Una persona che prova ansia di fronte alla presa di decisioni, ad esempio, potrebbe gradire un’organizzazione gerarchica verticale, che le chiede di essere operativa seguendo procedure e schemi prestabiliti. Chi, invece, ha spirito creativo e bisogno di autonomia, preferisce di gran lunga le strutture fluide e soffre la troppa formalizzazione.  Una persona che ricopre un ruolo organizzativo spendibile in contesti differenti (come, ad esempio, un impiegato amministrativo) potrebbe ritrovarsi a spaziare da realtà produttive fortemente gerarchizzate, a realtà dei servizi fluide, connotate dalla leadership diffusa, con un percepito decisamente diverso.

Lo stesso vale per quanto accade a chi lavora in una realtà di piccole, medie, o grandi dimensioni. Quanto è differente avere come responsabili i proprietari di un’azienda, o una linea manageriale!

Quando la difficoltà verso la gerarchia dipende dal tipo di organizzazione all’interno del quale si è inseriti, è da valutare l’impatto di questo inserimento su di sé e, magari, valutare se non sia il caso di iniziare la ricerca di un nuovo lavoro.

Non è possibile fornire una ricetta universale per comprendere il motivo della difficoltà a vivere la gerarchia. Coltivare la consapevolezza è il primo strumento per poter comprendere le cause della difficoltà, e prendere provvedimenti.

Se hai difficoltà nel rapporto con le gerarchie e ti occorre uno strumento per poterle affrontare, contattami. In questi casi, propongo una consulenza di carriera, se è il focus è sul ricostruire il proprio percorso, o sessioni di coaching individuale per potenziare le proprie competenze e trovare nuove strategie di gestione del quotidiano.

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