Cosa accade durante una psicoterapia della Gestalt? Che tipo di rapporto si instaura tra terapeuta e cliente? Come avviene la comunicazione tra loro?
Ho scelto di raccontarlo con un brano tratto dal libro “Il senso della vita” di Yalom, psicoterapeuta americano, autore di romanzi. In questo stralcio Yalom esplicita ad una cliente quale sia il suo modo di lavorare:
“Torniamoci sopra, Myrna. Originariamente lei è venuta da me dicendo che voleva fare qualcosa per la sua relazione con gli uomini. Nella nostra primissima seduta le dissi che avrei potuto aiutarla al meglio a esaminare le sue relazioni con gli altri se ci fossimo concentrati sulla nostra relazione qui, in questo studio. Lo spazio qui, nel mio studio, è o dovrebbe essere un luogo sicuro, dove spero lei possa parlare più liberamente che altrove. E in questo luogo sicuro noi possiamo esaminare il modo in cui ci relazioniamo l’uno con l’altro.” (I. Yalom, “Il senso della vita”, pg. 189)
Come comunicano terapeuta e cliente
L’immaginario collettivo della psicoterapia è ancora molto legato al modello elaborato, ormai oltre un secolo fa, da Sigmund Freud: un paziente su un lettino o su un divano, una psicoterapeuta muta e in ascolto, il paziente che si sfoga raccontando le proprie difficoltà o momenti difficili della propria vita.
Chi non conosce da vicino la psicoterapia, di solito, ha questa immagine e si aspetta che la terapeuta ascolti, rassicuri, intervenga ogni tanto per dare il proprio punto di visto o – magari – dei consigli.
I terapeuti non danno consigli
Anzitutto è bene chiarire che in psicoterapia non si danno consigli. Lo scopo della terapia è aiutare la persona ad aiutarsi: deve essere lei stessa a trovare i suggerimenti giusti per sé. Altrimenti la psicoterapeuta sarebbe una specie di guru a cui rivolgersi per avere la soluzione magica, e la persona non potrebbe crescere da sola: se qualcuno ci dà una risposta preconfezionata, come possiamo imparare ed evolvere?
Inoltre, ciò che racconta la persona è frutto del suo personale punto di vista, non è mai una verità assoluta. La terapeuta osserva il cliente un po’ come se stesse guardando un film: da un lato ascolta le sue conversazioni (la trama del film), dall’altro si mette in connessione con le proprie emozioni (ciò che risuona dentro di sé rispetto al racconto e al modo in cui viene rappresentato). Da questo insieme di stimoli trae le informazioni per comprendere cosa il cliente faccia abitualmente e cosa potrebbe aiutarlo a cambiare.
La trama di questo film è in evoluzione, per cui la terapeuta può intervenire per stimolarne lo sviluppo. La psicoterapeuta ha una valigetta degli attrezzi piena di strumenti (es. i sogni, il teatro, il disegno o altre forme di espressione artistica) che può proporre al cliente per fare esperienza di sé in un modo diverso dal solito. Grazie a queste esperienze terapeutiche (che in Gestalt si chiamano “esperimenti”) il cliente potrà acquisire nuove consapevolezze o capacità utili ad esprimersi in modo diverso nel quotidiano.
Il rapporto fra terapeuta e cliente in psicoterapia della Gestalt
Rispetto al modo in cui si relazionano terapeuta e cliente è utile sapere che oggi abbiamo tanti diversi modelli di psicoterapia, a cui corrispondono tanti modi di aiutare le persone che vogliono migliorarsi o superare momenti difficili. La scienza psicologica è evoluta, Freud rimane un importante punto di partenza ma non è più l’unico riferimento possibile. Lo stesso Yalom, pur essendo uno psicoanalista, rifiuta di costruire la relazione fra psicoterapeuta e paziente sulla distanza interpersonale e la limitazione del dialogo fra le due parti.
Psicoterapeuta e cliente sono seduti di fronte, in questo modo possono scambiare dialoghi e impressioni. Non sempre si rimane seduti per tutta la seduta (scusa il gioco di parole!): gli esperimenti della Gestalt possono prevedere attività in movimento, spostamenti nello spazio, uso di materiali e oggetti. Talvolta si rimane in silenzio, perché il silenzio aiuta a concentrarsi su di sé.
L’atteggiamento della terapeuta
In psicoterapia della Gestalt l’approccio è proprio quello descritto da Yalom: il terapeuta è presente alla relazione con il cliente, si mette in gioco, manifesta le emozioni che prova in modo che l’altro prenda confidenza con il proprio modo di essere.
Se ti fermi a pensare al modo in cui si sviluppano le relazioni fra le persone, ti renderai conto che difficilmente esprimiamo in modo diretto cosa proviamo durante un dialogo. Ciascuno porta il proprio punto di vista, ma non si espone direttamente sui risvolti emotivi e sui sentimenti che prova. È più probabile che una persona risentita ci risponda male, ci offenda, ci giudichi, piuttosto che ci dica “il modo in cui mi parli mi fa provare rabbia”.
Una psicoterapeuta della Gestalt può svelare al cliente ciò che prova, l’effetto emotivo che suscita in lei, per aiutarlo a costruirsi consapevolezza su come gli altri reagiscono verso di lui. In questo modo il cliente impara a cambiare punto di vista, a mettersi nei panni degli altri e a modulare diversamente il modo in cui si presenta a se stesso e al mondo.
Lo studio della psicoterapia come microcosmo
La stanza in cui avviene la psicoterapia, dunque, rappresenta un microcosmo nel quale due persone alla pari si confrontano. Il cliente porta una domanda, un bisogno di crescita o di esplorazione di sé. La terapeuta ascolta e utilizza le proprie tecniche per aiutare la persona a fare quei passi che non può o non riesce a fare da sola.
Non esistono soluzioni scritte a priori. La psicoterapeuta ha le conoscenze utili a leggere alcuni meccanismi psicologici e le utilizza per stimolare la persona verso il cambiamento che è stato precedentemente concordato. La direzione è frutto di una decisione comune: la meta dipende dal bisogno del cliente, il percorso dipende dalla strada che la psicoterapeuta propone (perché quella più compatibile con le risorse del cliente, o più produttiva verso il cambiamento).
Il qui e ora
Tutto ciò avviene nel qui ed ora di una relazione in cui la terapeuta può svelare le proprie sensazioni e i propri sentimenti, mantenendo la distanza utile a non rendere la relazione improduttiva (non diventa un’amica o una persona “intima”) e la vicinanza necessaria a dare fiducia e supporto (è una figura di sostegno che assicura il cliente durante il percorso: non lo fa al posto suo, ma lo aiuta nei momenti di passaggio).
Nello studio di una psicoterapeuta della Gestalt non si ricevono solo ascolto e rassicurazione. Arrivano anche domande spinose, riscontri su di sé difficili da digerire. Ma è proprio da questi input che nasce la possibilità di un cambiamento.
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