È opinione comune che il teatro abbia un valore terapeutico in sé stesso, e che possa essere uno strumento di crescita per la persona. Dal punto di vista della psicoterapia questa affermazione è vera, ma solo in parte.
Il teatro è un’esperienza e – come tale – permette di mettersi in gioco e maturare consapevolezze e conoscenza di sé; tuttavia la persona da sola difficilmente può riuscire a trarre un beneficio in senso terapeutico dall’esercizio del teatro.
Il teatro come forma d’arte
Che si tratti di improvvisare o di recitare un testo scritto, il teatro offre l’occasione di personificare una vita differente dalla propria, di sentirne i colori e il sapore. Nelle vesti dei diversi personaggi gli attori possono provare emozioni, vissuti, punti di vista che allargano le opzioni espressive e regalano una visione del mondo diversa dalla loro, ma ugualmente possibile. Quindi il teatro fornisce elementi utili a mettersi in discussione.
Attraverso il personaggio si ha la possibilità di sperimentare modi di comportarsi che solitamente si evitano, o che si esprimono in modo trattenuto, o che semplicemente non fanno parte del proprio bagaglio di esperienza di vita (es. comunicare in modo aggressivo o esprimere diverse coloriture affettive). Il personaggio libera dalla responsabilità individuale e dà l’occasione di muoversi senza curarsi delle reazioni altrui: tutto avviene in un mondo irreale, quello del palcoscenico, in cui tutto è lecito e (specialmente se si sta recitando un testo) programmato da altri.
Si tratta di un insieme di scoperte arricchenti, eppure il potenziale terapeutico di queste esperienze rimane incompiuto se la persona non ha la possibilità di rielaborare, guidata dalla psicoterapeuta, le emozioni e il nuovo senso esistenziale che sta sperimentando.
Il valore aggiunto della psicoterapia
Se l’esperienza teatrale non viene rielaborata, il rischio è che rimanga fine a sé stessa, oppure che la persona avverta un senso di disagio/malessere e non riesca a definirlo. Da soli è difficile cogliere perché si ha difficoltà ad interpretare un determinato ruolo, o perché non si riesca a rendere credibile la recitazione di una determinata sfumatura emotiva.
Il fatto di imparare a recitare di fronte a qualcuno, di esporsi con la propria fisicità ad un pubblico, può costituire un elemento di crescita per chi ha difficoltà sul piano dell’autostima o prova una forte timidezza, ma anche questo aspetto può essere meglio gestito, in ottica terapeutica, se affiancati da un professionista in campo psicologico.
Tutto questo si può fare se guidati da professionisti competenti in materia psicologica, capaci di accompagnare la persona in una rilettura dell’esperimento teatrale, nella attribuzione di un senso e nella possibilità di trarne un beneficio.
Il teatro come forma terapeutica
Nelle diverse modalità di utilizzo del teatro come forma terapeutica (es. esperimenti teatrali in psicoterapia della Gestalt, psicodramma, drammaterapia), l’attività di recitazione esprime al massimo il suo potenziale di esercizio per la crescita, mentre si ridimensiona l’aspetto estetico. Le prove, la messa in scena, non sono più finalizzate alla fruibilità da parte di un pubblico o alla narrazione di una storia compiuta, ma diventano espedienti per vivere un’esperienza e trarne un valore in termini di consapevolezza.
La spontaneità che la persona vive nel contesto teatrale diventa un canale espressivo dal quale è possibile raccogliere materiale utile al lavoro terapeutico, perché libero e poco offuscato dalle inibizioni della razionalità (un po’ come i contenuti dei sogni). L’accompagnamento della psicoterapeuta permette di guidare la scelta espressiva della persona, mettendola a confronto con i propri blocchi e le proprie resistenze, e sostenendola nel tentativo di superarsi.
Ad esempio, in un contesto teatrale “classico”, l’attore potrebbe avere difficoltà nel rendere credibile una certa intensità emotiva e sentirsi frustrato qualora dalla regia arrivi la richiesta di modificare questo aspetto espressivo. Nel lavoro di psicoterapia con l’uso del teatro, invece, questa difficoltà diventa oggetto di consapevolezza su di sé e la frustrazione corrisponde all’occasione per fare tentativi e cogliere modalità espressive altre, più o meno coerenti con la propria natura e la disponibilità a misurarsi con certi canali comunicativi.
Che vi sia un pubblico presente o meno (il teatro può essere utilizzato in percorsi di psicoterapia in gruppo), la possibilità (reale o fittizia) di essere visti e di condividere la propria espressività diventa un elemento utile ad esplorare l’immagine di sé nella relazione con gli altri.
In conclusione
Un percorso teatrale è un’esperienza di crescita importante, ma il suo valore di sviluppo per la persona viene amplificato dalla possibilità di comprendere gli aspetti emotivi emergenti nell’attività di recitazione. Per questo motivo, il contesto psicoterapeutico è il contenitore migliore per potenziare l’apprendimento e il cambiamento a livello psicologico attraverso il teatro.
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